A partire da circa 10000 anni fa, la transizione da parte di alcune popolazioni di cacciatori-raccoglitori verso un’economia agricola in alcune regioni della Terra ha rappresentato un processo fondamentale per l’umanità, ponendo le basi per lo sviluppo delle società preistoriche e storiche. La domesticazione delle piante (e degli animali) ha comportato una rivoluzione nel rapporto uomo-ambiente, in quanto, per la prima volta nel corso della storia del nostro pianeta, una specie animale acquisiva la capacità di controllare l’ambiente al di fuori del corso dell’evoluzione naturale. Per migliaia di anni, l’uomo ha creato le “sue” piante (ed animali), modificando, dapprima inconsapevolmente e poi sempre più consapevolmente, le caratteristiche di alcune specie, per renderle il più possibile adatte alle sue necessità. Oggi si può dire che le piante (e gli animali) pienamente domesticate sono talmente modificate rispetto ai loro antenati selvatici da non poter più vivere senza le cure e l’assistenza umana. Non bisogna però dimenticare che la dipendenza è reciproca, perché anche l’umanità non potrebbe più vivere senza i prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento. Verranno esaminati in maggiore dettaglio gli eventi che hanno portato alla domesticazione delle piante nel Vicino Oriente, prendendo come esempio le storie del grano e dell’olivo. Successivamente, verranno illustrati i risultati ottenuti nella domesticazione delle piante nella regione andina, in modo completamente indipendente, da parte delle civiltà precolombiane. Come esempi del patrimonio di piante alimentari ed utili che queste civiltà americane hanno lasciato all’umanità, si tratterà della patata e del particolare, interessante processo di domesticazione del cotone americano.
Relatore: Sergio Sgorbati, Professore emerito dell’Università di Milano Bicocca, dove per decenni ha tenuto corsi di Botanica, Ecologia vegetale, Biodiversità e conservazione delle piante. Ha condotto ricerche sull’ecologia e la genetica delle popolazioni di specie di piante rare e minacciate della flora italiana a scopo di conservazione. Ha compiuto numerosi viaggi in Sudamerica (Perù, Brasile, Cile e Bolivia), conducendo studi sulla flora e vegetazione tropicale di questi paesi.